Dopo l’intervento che ha subito mio figlio, per diverse ore ho potuto parlare soltanto con gli infermieri: come è andata l’operazione? Come sta mio figlio? Posso parlare con il chirurgo?, chiedevo loro.
L'operazione è andata bene ma non sappiamo dirle di più, il chirurgo passerà più tardi, mi rispondevano.
Quando?
Chi lo sa, sa è molto impegnato oggi.
Poi il chirurgo mi ha risposto, ma guardando di fretta la cartella clinica di mio figlio e dedicandomi distrattamente un minuto o due.
Ho pensato a quei clienti che si lamentano dei grandi studi legali, in cui sono affidati agli avvocati più giovani pur pagando le tariffe da grande studio legale (e da avvocato senior, il quale è spesso impegnato altrove).
Ma ho anche pensato a quei clienti alle cui richieste di preventivo rispondevo entro 24 ore.
“Grazie per avermi risposto così velocemente!”, mi scrivevano poi, evidentemente abituati a lunghe attese.
Noi avvocati, così come i medici, gli studi legali, così come gli ospedali siamo portati a pensare che chi si rivolge a noi voglia soltanto vincere una causa oppure guarire.
Trascuriamo colpevolmente tutto il resto, non abbiamo cura nel progettare il servizio che forniamo.